Qualche settimana fa, Nicole Zavagnin mi ha invitata a partecipare alla sua newsletter Spring Vibes, che a marzo e per 21 giorni si trasforma in un countdown verso la primavera. 🌸
Per quell’occasione, ho scritto cinque buone pratiche inclusive che possiamo subito mettere in pratica nella nostra comunicazione sui social media.
Dopo qualche integrazione, lo pubblico anche qui.
Anche in Italia, finalmente, il dibattito sul linguaggio inclusivo si sta facendo più intenso e ricco di proposte.
È una cosa bellissima, perché è un discorso che mette al centro le parole che scegliamo di usare: quelle parole che danno forma al pensiero e al mondo intorno a noi.
Probabilmente, quando sentiamo parlare di linguaggio inclusivo, il primo pensiero va alle soluzioni per evitare il binarismo delle declinazioni di genere al maschile e al femminile.
Il dibattito su asterischi *, schwa -ə, -u, -y e altre desinenze neutre è più acceso che mai, segno che – nonostante inevitabili polarizzazioni – far evolvere la nostra lingua affinché rappresenti il maggior numero di persone è un’esigenza concreta.
Tutto giusto, ma c’è molto di più.
Il linguaggio inclusivo tocca tantissime aree del nostro vivere sociale.
È un linguaggio libero da parole e modi di dire che discriminano determinati gruppi di persone.
È antirazzista, non discrimina le persone con disabilità o con corpi non conformi né per altri fattori sociali o anagrafici.
Linguaggio inclusivo e accessibile sui social media
In senso esteso, il linguaggio inclusivo va oltre le parole perché è fatto anche di comportamenti e buone pratiche che permettono a tutte le persone di poter usufruire di prodotti, servizi o di poter leggere quello che condividiamo sui social.
L’insieme di buone pratiche per costruire contenuti web fruibili da chiunque rientra nel campo dell’accessibilità digitale. Non è un vezzo, ma una disciplina regolamentata a livello europeo che chiede alle Pubbliche Amministrazioni e alle imprese private di creare siti web senza ostacoli né barriere per chi naviga il web.
Per usare la definizione della Commissione Europea:
L’accessibilità web permette a chiunque, comprese le persone con disabilità, di percepire, capire, navigare e interagire con Internet.
L’obbligo di adeguamento dei contenuti web alle norme di accessibilità digitale riguarda P.A. e aziende, ma questo non vuol dire che noi, come utenti privati della rete, non possiamo dare il nostro contributo.
Anche se non siamo una Pubblica Amministrazione o un’azienda, possiamo comunque fare tanto per rendere la nostra comunicazione sul web più accessibile e, di conseguenza, inclusiva.
Qui di seguito trovi cinque buone pratiche per iniziare subito a usare una comunicazione inclusiva sui social media e in particolare sui social network.
1. Sottotitola i tuoi video
Che siano storie parlate su Instagram o video su TikTok, i sottotitoli sono importanti.
Aiutano le persone sorde o ipoacusiche a seguire quello che dici. E sono molto apprezzati anche da chi, pur non avendo difficoltà uditive, non può, per qualsiasi ragione, ascoltare un video con audio.
Puoi sottotitolare i video a mano oppure tramite app specifiche (come Clips, Clipomatic o Autocap per Instagram). L’importante è riportare con più precisione possibile quello che stai dicendo sullo schermo.
Se ti interessa saperne di più sull’accessibilità dei social network per le persone con difficoltà uditive, puoi guardare questo video in cui Chiara Pennetta e Alessandro Melino approfondiscono il tema.
2. Inserisci un testo alternativo per le immagini
Il testo alternativo (o alt-text) è un testo sintetico che descrive un’immagine.
Serve alle persone cieche o ipovedenti che navigano sul web grazie a tecnologie assistive come i lettori di schermo. Un’immagine senza alt-text è muta per loro: pensa a quanto può essere riduttiva l’esperienza sui social se le foto non comunicano nulla!
Quasi tutti i social più popolari includono un’opzione per la generazione automatica dell’alt-text.
Instagram e Facebook lo creano automaticamente tramite intelligenza artificiale, però con diversi limiti e imprecisioni.
Twitter permette di farlo solo manualmente.
È sempre meglio inserire l’alt-text a mano: ti dà più controllo sulle parole con cui descrivi le tue foto ed è utile anche per la SEO.
Ecco un esempio dal mio account Instagram:
Per accedere a questa schermata su Instagram, apri una delle foto del tuo profilo e cerca i tre puntini verticali ︙ (se navighi da cellulare) o orizzontali ⋯ (se navighi da desktop) in alto a destra.
Fai clic sopra i puntini e si aprirà un menu: scegli Modifica.
Vedrai apparire due voci in sovraimpressione sulla foto: Tagga le persone e Modifica il test alternativo.
La seconda opzione aprirà la schermata per inserire l’alt-text.
In alternativa, puoi inserire l’alt-text anche sotto la descrizione (o caption) delle tue foto, come ho fatto qui:
3. Limita l’uso degli emoji
Sapevi che gli emoji vengono letti ad alta voce dalle tecnologie assistive?
Puoi averne la prova in pochi minuti: installa sul tuo browser un’estensione per la lettura ad alta voce (due fra le tante: Read Aloud per Firefox o ReadSpeaker TextAid per Chrome). Ora senti un po’ cosa viene fuori da questa sequenza:
😅❤️💫
Quando farciamo i nostri post di emoji, le persone che leggono tramite un lettore di schermo sentono una sfilza di descrizioni. In questo caso: “faccina che ride e strizza gli occhi con goccia di sudore cuore rosso stella cadente”.
Perdere il filo del discorso è un attimo.
In linea generale, ricorda che è importante:
- lasciare uno spazio vuoto prima e dopo l’emoji, in modo che non sia attaccata al testo;
- evitare il più possibile emoji al centro delle frasi: meglio alla fine, in modo che non interferiscano con la lettura del testo.
4. Non usare font speciali ed esterni alla piattaforma social
Sì, sto parlando di quei font carini (e nemmeno sempre) che compaiono in molte bio sui profili social, soprattutto su Instagram o Twitter, ma che sempre più spesso sto vedendo anche su LinkedIn.
I font speciali non sono font standard e non vengono letti correttamente dalle tecnologie assistive.
Nel migliore dei casi vengono saltati a piè pari, nel peggiore si trasformano in un’enunciazione incomprensibile di numeri e codice.
Provare per credere (con le estensioni per browser viste al punto precedente).
5. Scrivi gli hashtag composti mettendo in maiuscolo la prima lettera di ogni parola.
Per questo punto uso un esempio lampante.
Quali di questi due hashtag ti viene più facile leggere?
#unhashtagchesileggefacilmente
#UnHashtagCheSiLeggeFacilmente
Ecco.
Bonus: Segui persone fuori dalla tua bolla.
Che ci piaccia o no, la nostra lingua si evolve continuamente e non esiste un “manuale completo del linguaggio inclusivo”.
Per parlare in modo più inclusivo e rispettoso, dobbiamo prima di tutto ascoltare.
Se abbiamo molti dubbi sul linguaggio per parlare correttamente di identità di genere, cominciamo a seguire sui social persone che lo fanno attivamente.
Lo stesso vale per i profili di persone disabili o appartenenti ad altre categorie marginalizzate della nostra società.
Seguiamo persone che hanno vissuti lontani dai nostri, ascoltiamo come parlano di sé stesse e delle loro esperienze.
Scrivere e parlare in modo inclusivo è molto più complesso se non ci mettiamo, prima di tutto, in ascolto.
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