L’ispirazione per questo termine del glossario mi è venuta leggendo la newsletter di Desirée Bela-Lobedde, scrittrice e attivista afrodiscendente di Barcellona.
In uno episodio della sua newsletter, Bela-Lobedde si concentra sul significato di eurocentrismo ed etnocentrismo:
«L’etnocentrismo è il pregiudizio che induce una persona ad analizzare il mondo con i propri parametri culturali e, da lì, arrivare a considerare che il suo gruppo etnico è più importante e che, in generale, la maggior parte degli aspetti della sua cultura sono superiori a quelli altrui. L’etnocentrismo comprende molte questioni: lingua, costumi e altre espressioni culturali, religione o credenze, ecc.
[…]
All’interno dell’etnocentrismo, in Occidente domina l’eurocentrismo, cioè l’interpretazione (e il giudizio, ovviamente) della realtà mondiale attraverso il prisma e l’esperienza dell’Europa occidentale. Ed è questo che l’altro giorno ho ascoltato in un programma radiofonico: l’eurocentrismo nella sua forma più pura.
Nel talk show parlavano del fatto che una parte significativa della popolazione non vaccinata in Spagna è composta da persone migranti. E convenivano sul fatto che una delle ragioni per i bassi tassi di vaccinazione tra la popolazione migrante sia la barriera linguistica. Questo presenta diversi problemi.
[…] Quando queste persone parlano di bassi tassi tra la popolazione migrante, a quale popolazione migrante si riferiscono? Si riferiscono alla popolazione migrante proveniente da altri Paesi europei? Si riferiscono alla popolazione migrante proveniente da Paesi del sud globale? Ascoltando quello che dicevano, sembra si riferissero soprattutto a questo secondo gruppo.
Lo dico perché all’interno del fenomeno della migrazione si stabiliscono delle categorie: persone straniere e persone migranti. E sembra essere ampiamente assunto che le persone straniere sono quelle che migrano dall’Occidente o dal Nord globale; e i migranti sono coloro che migrano dai paesi del Sud globale. Ciò che viene richiesto a un gruppo o all’altro è molto diverso.
Le persone che emigrano dai territori del Sud globale non sono desiderate, perché vengono a rubare il lavoro (sic) della popolazione spagnola. E quando ormai sono qui, sono tenute a integrarsi (qualsiasi cosa si intenda con l’uso improprio della parola integrazione). Della popolazione intesa come straniera, invece, non si diffida e di solito non viene interpretata come se fosse qui a rubare il lavoro. Non è quello che diciamo degli inglesi, dei tedeschi o degli svedesi.
La barriera linguistica mi sembra usata solo quando conviene: a seconda dell’origine della persona, la lingua può essere un problema oppure no.»
Se capisci lo spagnolo, ti consiglio di iscriverti alla newsletter di Desirée Bela-Lobedde o di seguirla sui social.