Tra i tanti inglesismi che ruotano intorno alla comunicazione sulla violenza di genere, ne ho scelto uno che forse è meno conosciuto di altri.
Meno conosciuto in senso terminologico, perché nella pratica si tratta di una forma di abuso frequente nelle relazioni, soprattutto familiari e sentimentali, di qualsiasi orientamento.
Con gaslighting si intende quel tipo di abuso psicologico tramite cui la persona abusante mente e presenta alla sua vittima informazioni false con l’intento di farle dubitare della sua memoria e, molto spesso, della sua salute mentale.
Origine del termine gaslighting
Il termine deriva dall’opera teatrale e poi film Gaslight, thriller psicologico del 1944 diretto da George Cukor in cui recitano Charles Boyer, Ingrid Bergman e Angela Lansbury (al suo debutto cinematografico).
Protagonista della storia è una coppia eterosessuale appena sposata; la trama punta i riflettori su un sistema patriarcale in cui il marito domina la moglie, la etichetta come pazza e isterica e ne sminuisce la dignità con bugie e manipolazioni psicologiche.
Ci sono argomenti che diventano terreno particolarmente fertile per mettere in atto questo tipo di abuso emotivo: la gestione dei soldi, l’intimità sessuale, la famiglia di origine o le abitudini che caratterizzano la relazione tra le persone coinvolte.
Esempi pratici di gaslighting
Questo articolo di Vox scritto dalla psicoterapeuta Robin Stern spiega bene in cosa consiste il gaslighting e presenta alcune frasi tipiche che, ripetute in un certo contesto, danno forma a questo abuso:
- Sei troppo sensibile!
- Sei troppo insicurə.
- Sembri pazzə, lo sai, vero?
- Le tue sono solo paranoie.
- Stavo solo scherzando!
- Te lo stai inventando.
- Non è niente di che.
- Ti stai immaginando le cose.
- Stai esagerando.
- Sei sempre troppo drammaticə.
- Non ti agitare così tanto.
- Guarda che non è mai successo.
- Mi sa che non ricordi chiaramente come sono andate le cose.
- Sei istericə.
- Nessuno ti crede, perché dovrei farlo io?
Dice Stern:
«Secondo la mia esperienza clinica, molte donne vengono educate a dubitare di se stesse e a scusarsi continuamente per aver dissentito o turbato i loro partner uomini. Per gli uomini, invece, non funziona così.»
Nel suo articolo, Stern si concentra soprattutto sul gaslighting all’interno di relazioni di coppia eterosessuali, ma naturalmente questo tipo di abuso non fa differenze di orientamento sessuale o di struttura familiare. In realtà può anche manifestarsi all’interno di una relazione lavorativa, per dire.
La psicoterapeuta, poi, conclude:
«È importante distinguere il gaslighting dal disaccordo, che è invece comune, e anche importante, nelle relazioni.
Non tutti i conflitti sfociano in gaslighting ed esistono tecniche sane per risolvere i conflitti.
Il gaslighting si distingue perché una delle persone coinvolte ascolta, mentre l’altra nega continuamente la sua percezione, le ripete che ha torto o che la sua reazione emotiva è folle o disfunzionale.»
In italiano di solito si traduce gaslighting con manipolazione psicologica.
Mi piace però anche la traduzione proposta da WordReference: obnubilare, annebbiare la mente.