Il 29 dicembre la Fundación del Español Urgente (FundéuRAE) ha annunciato che la parola del 2021 per lo spagnolo è vacuna, vaccino. Non è sorprendente; anche in Spagna la campagna vaccinale è iniziata a inizio 2021 e ce la siamo portata dietro in un crescendo di colpi di scena, Astrazenecate, mix vaccinali, fasce d’età e attese che ora, in chiusura d’anno, continuano a intrattenerci con i booster delle terze dosi.
La parola vacuna era in buona compagnia; la FundéuRAE ha elencato gli altri termini in gara come parole del 2021 in spagnolo (la traduzione è mia):
«Oltre a vacuna, tra le altre parole del 2021 c’erano negacionista e variante. Altri due termini si riferivano al modo in cui la pandemia ha cambiato le nostre vite: desabastecimiento (ndt. carenza) e cámper (ndt. camper, riferito a un nuovo modo di viaggiare, più sicuro e intimo, scelto da molte persone durante la pandemi).
Le altre parole candidate facevano riferimento all’ambiente (ecoansiedad, carbononeutralidad), alla tecnologia (metaverso, criptomoneda) e ad altri temi di attualità (fajana, megavatio, talibán).»
Questa notizia spagnola mi ha incuriosita e mi sono chiesta:
Quali sono le parole italiane che meglio rappresentano il 2021?
Che io sappia, nessuna istituzione linguistica nostrana si occupa di analizzare e scegliere le parole dell’anno per l’Italia. Ci ha pensato Google, però, che ha già stilato la lista degli argomenti di tendenza che nel 2021 hanno dominato le ricerche da tastiera in Italia.
Le parole del 2021 in Italia secondo Google Trends
Google Trends ha diviso le parole in macro-argomenti, selezionandole in base al volume di ricerca.
Nella categoria “Parole dell’anno”, le prime dieci posizioni sono queste:
Alla pandemia è dedicata una categoria a parte in cui primeggiano:
- Green Pass
- Prenota il vaccino anti-Covid
- Astrazeneca
È curiosa anche la sezione “Cosa significa…?”.
Tra i significati più ricercati in in Italia nel 2021 ci sono:
Una lista che descrive bene gli argomenti più dibattuti in Italia nel 2021. Tra quelle più cercate, ci sono anche molte parole che hanno a che fare con il linguaggio inclusivo in senso lato, come DDL Zan e transgender.
Le parole del 2021 nella mia bolla social
I risultati di Google sono interessanti, ma mi interessava scandagliare anche il personale e investigare più da vicino il lato emotivo del lessico predominante nel 2021.
Così ho lanciato un sondaggio nei miei canali social. Ho ricevuto una ventina di risposte – valenza statistica nulla, certo, ma i risultati mi hanno comunque fatto riflettere.
Le persone nella mia bolla social hanno scelto di riassumere il 2021 con queste diciassette parole:
- Acredine
- Adattamento
- Ansia
- Confusione
- Fatica
- Incidenza
- Incredulità
- Paura
- Pazienza
- Pesantezza
- Rasa
- Resilienza
- Responsabilità
- Speranza
- Stanchezza
- Variante
- Zone
È una nuvola di parole che parla di organizzazione, di tecnicismi con cui abbiamo dovuto familiarizzare, ma anche di montagne russe emozionali: c’è la speranza, la pazienza, la resilienza, e poi la confusione, la paura, l’incredulità, l’acredine, la responsabilità.
Mi ritrovo molto in questa altalena di sentimenti perché anche il mio 2021 è stato un lungo tornante emotivo e organizzativo.
Le 5 parole del mio 2021
Era da tanto che non facevo questo esercizio.
Man mano che il 2021 andava avanti ho pensato spesso a questo momento, a quando lo avrei riassunto nella sua fisarmonica di eventi e nuove consapevolezze.
Per riassumere questi ultimi 12 mesi, ho scelto le mie cinque parole:
Abilismo interiorizzato
Un concetto che, nel 2021, ha permeato molte discussioni nella mia bolla familiare è quello di malattia.
E no, non in riferimento all’emergenza Covid.
A marzo mi è piombata sulle spalle la notizia della malattia neurodegenerativa di una persona cara; a ottobre, il ritorno del tumore per un’altra.
Si tratta di due persone che amo molto e con le quali la comunicazione si assesta su parametri diversi.
Il comune denominatore è l’affetto. Da una parte, però, il linguaggio della malattia è costellato di ansia e panico; dall’altra, vincono la razionalità e la scanzonatezza.
Quello che però mi ha colpito, sia delle persone interessate dalla malattia che del mio modo di approcciarmi a loro, è stato l’abilismo interiorizzato.
Se l’abilismo è la forma di comunicare che si basa su pregiudizi ed espressioni discriminatorie nei confronti delle persone con disabilità, l’abilismo interiorizzato è quando tutti quegli stereotipi li alimentiamo noi in prima persona, pur riconoscendoli. È lo stigma della disabilità definita come costrizione, peso, negatività, e nient’altro.
Ho ritrovato abilismo interiorizzato nelle parole delle persone care che, con la diagnosi in mano, si sono immediatamente identificate nella loro malattia. Le ho sentite definirsi malate prima di tutto, inutili, condannate, un peso, prevaricate dalla comprensibile preoccupazione di una condizione nuova, imprevedibile, spaventosa.
Ho ritrovato abilismo interiorizzato nel mio modo di affrontare la notizia della malattia; nella paura della responsabilità; nel colpevole sollievo di sapermi fisicamente lontana per non vivere nell’immediato tutto quel carico di dolore sulla pelle; nei pensieri che, in automatico, tendono a organizzare le vite altrui come se le persone interessate non avessero forza e identità propria.
Come ce la siamo sfangata?
Provandoci. Parlando. Ascoltandoci. Cercando specialisti che potessero sostenerci, anche psicologicamente.
Siamo in cammino, tra la decostruzione delle vecchie basi e la creazione delle nuove.
Alba
Nel 2021 mi sono goduta l’alba.
Iniziare a svegliarmi (molto) presto non è stata una novità ricevuta a braccia aperte, no, ma poi ci ho preso gusto.
Ad aprile io e il mio compagno abbiamo accolto in famiglia Uras, una cucciola color cioccolato che ha sconvolto la nostra routine, anche quella del sonno. Abbiamo iniziato ad adattare i nostri orari a quelli della sua piccolissima vescica.
A settembre, poi, si sono aggiunti i nuovi orari di lavoro del mio compagno e il treno delle 5:50 per Barcellona.
Le giornate iniziate prima che sorgesse il sole si sono inanellate una dietro l’altra, prima con fatica e poi come abitudine.
Abitudine che si è rivelata un grandissimo regalo, anche grazie a scenari come questo:
Fatica
La fatica nel 2021 ha assunto forme nuove, mai provate prima.
È l’amalgama informe composto dalla fatica da pandemia, dalle preoccupazioni familiari, dalla cura di un cucciolo di cane di pochi mesi, dalle sveglie che suonano troppo presto, dal lavoro di copywriter e traduttrice che ingrana ma si accumula, da promesse e aspettative da mantenere.
È fatica. È voglia di dire no (e ne ho detti tanti, quest’anno). È bisogno di prestare attenzione alla mia salute mentale. È l’esigenza di riconoscere che sono stanca per motivi a volte fuori dal mio controllo.
Ojalá
Va bene la fatica, ma c’è anche del bello.
Una delle più grandi soddisfazioni del 2021 è arrivata da Ojalá, la mia newsletter sulla comunicazione inclusiva e accessibile. L’ho lanciata a marzo con la spensieratezza con cui mi avventuro nei miei progetti personali, consapevole che posso interromperli quando voglio.
Sto cercando di smettere di forzarmi a fare cose solo “perché si fa così”, ma con Ojalá non ho avuto bisogno di ricordarlo.
Ojalá è un progetto che sprizza vita, che ha voglia di continuare a camminare, e io non vedo l’ora di permetterglielo.
Scriverla ogni due lunedì è impegnativo, eppure è come uno di quegli impasti a lunga lievitazione: fai fatica a metterli insieme ma poi lasciano un delizioso profumo in cucina. A me scrivere Ojalá fa quell’effetto lì. In più è un profumo che piace anche a tante altre persone, e questo mi riempie di gioia.
A oggi, Ojalá raggiunge 1148 persone che ogni due lunedì leggono la newsletter e rispondono con partecipazione ai suoi contenuti.
È vero che mi guadagno da vivere con la scrittura, però gli studi di economia mi hanno lasciato la passione per i numeri e i grafici. Così, spulciando le statistiche di Mailchimp, posso crogiolarmi sul fatto che chi riceve Ojalá ha davvero interesse a leggerla.
La newsletter ha un tasso di apertura medio del 64% e un tasso di clic del 12%.
Ma, numeri a parte (che andrebbero sempre presi con le pinze), il bello di Ojalá sono le tante conversazioni che avvengono dietro le quinte, nella mia casella email.
E poi, ti ricordi?, la parola ojalá in spagnolo contiene speranza, voglia di fare, desideri da realizzare, amori da coltivare. È un termine che descrive molto bene il mio modo di vivere sia il privato che la mia libera professione.
Webinar
L’ultima parola di questa mia personale cinquina del 2021 è la parola con la w, quella che forse è spuntata molto spesso anche nella tua casella email.
Quanti webinar hai seguito nel 2021?
Quanti ne hai fatti, se anche tu ti occupi di formazione?
Quest’anno, per me, è stato segnato dai webinar.
La richiesta di formazione sul linguaggio inclusivo e accessibile per il web è esplosa e – sono onesta – senza preventivarlo mi sono ritrovata tra le mani una nuova, prolifica, attività: i webinar.
Durante il 2021 ho tenuto decine di webinar sul linguaggio inclusivo, soprattutto per aziende interessate a migliorare la loro comunicazione interna ed esterna.
Lavorare ai webinar è diventata una delle mie mansioni quotidiane, e ha presto raggiunto lo stesso peso dei miei lavori di scrittura per il web.
È stata una bella scoperta. Fare formazione è un ottimo modo per confrontarmi nell’immediato con i dubbi e le obiezioni delle persone nei confronti del linguaggio inclusivo.
Questa modalità di confronto diretto mi ha aiutata a migliorare il mio discorso sul tema e ha finanziato il (tanto) tempo che investo nella ricerca e nello studio della comunicazione inclusiva e accessibile.
I webinar sono stati anche uno degli elementi che hanno contribuito alla fatica del 2021. Nonostante mi diverta molto a preparare le presentazioni e a studiare, fare formazione online per tante ore di seguito è stancante.
Per il 2022 vorrei continuare a offrire formazione sulla comunicazione inclusiva, ma con parsimonia.
Punto sulle collaborazioni belle, continue, arricchenti, online ma anche (incrociamo le dita!) in presenza. Come è successo poco più di un mese fa a Torino, quando ho tenuto il laboratorio sulla comunicazione inclusiva per il web alla Scuola Holden durante l’evento Storie *Diverse:
Ti interessa approfondire il linguaggio inclusivo per il web e vorresti fare formazione con me? Scrivimi!
Hai avuto modo di pensare alle parole con cui descriveresti il 2021? Se ti va di condividerle, puoi farlo commentando questo articolo.
Buon 2022! ✨
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