Il giorno di Pasqua, io e la mia famiglia abbiamo preso la macchina e ci siamo sparati 1199 km per guidare — con pause — fino a Porto. Mi è sembrata una curiosa circostanza, una volta arrivata in città, trovarmi di fronte a un punto che si fa sentire ogni volta che lo si incontra per strada.
Sono stata a Porto diverse volte nel corso degli anni, ma avevo dimenticato che il punto fermo è parte del branding cittadino:
Quel punto alla fine della parola ha un suono tutto suo, è una dichiarazione di personalità.
Lo vedi in giro per la città, nei parchi:
Nelle porte del metro e dei treni urbani:
E anche sulle auto della Polizia municipale (e sui caschi del personale in moto):
Lo Studio Eduardo Aires, che ha curato il rebranding di Porto nel 2014, ne parla così:
«Porto è una città dalla forte personalità. Ha un atteggiamento riconoscibile, inconfondibilmente nostro. Per far convivere la sua rete di simboli identificativi, avevamo bisogno di un brand con un messaggio chiaro, che riassumesse la nostra identità.
Una sola parola era sufficiente. Una semplice affermazione, diretta, di chi siamo e cosa siamo. Nient’altro che Porto. La città è indiscutibile, imprescindibile, incomparabile.
È Porto.
Nella parola, nel punto finale, visualizziamo l’oralità della città. Come se l’atteggiamento di Porto aspettasse solo di essere rivelato. È la schietta affermazione di ciò che siamo.»
Lascia un commento