Quante narrazioni di me stessa avrò sviluppato in trentotto anni di vita?
Non riesco a contarle, ma so che nel tempo ho perfezionato l’arte del raccontarmi.
L’ho fatto per lavoro, per stringere nuove collaborazioni, per entrare in un nuovo circolo di amicizie, quando mi sono innamorata.
Ma iniziare a raccontarsi non è mai facile. Farlo online, poi, quando sappiamo di avere un pubblico che ci legge, ancora meno.
Questo è il primo articolo del mio nuovo blog e sono emozionata.
Non è la prima volta che mi presento online. Sono una di quelle che nel 1998 accendeva il modem 56k per chattare con persone da tutta Europa su mIRC; ho all’attivo quattro blog (ho iniziato con Tiscali nel 2003); parlo di me nel mio account Instagram e condivido molti contenuti su Twitter.
Però scrivere la prima pagina di un nuovo blog mi dà sempre una piccola vertigine.
Da dove iniziare, quando ci si racconta online?
Io scelgo di iniziare da me, perché è l’argomento che conosco meglio al mondo.
Sono nata in Sardegna nel 1982 e crescere su un’isola non è sempre stato un viaggio idilliaco.
Prima di tutto perché non abitavo vicino al mare, quindi scansiamo subito l’immaginario di una me bambina che vive di pane, onde e abbronzatura.
Vengo da un paesello di provincia dove d’estate non succedeva nulla. Il mio passatempo preferito era andare in biblioteca e passare il dito fra le coste dei libri fino a sceglierne uno che mi ispirasse. Poi mi rinchiudevo in camera a leggerlo, impaziente.
I confini di un’isola non sono facili da superare per una bambina cresciuta negli anni ‘80.
Per questo motivo, non ho appena ho potuto, ho preso il traghetto e mi sono trasferita in continente.
Mi sono portata dietro la voglia di conoscere il mondo e il mio computer, su cui ho aperto blog, scritto poesie, iniziato con i primi lavori di traduzione e scoperto che la scrittura poteva diventare un lavoro.
Ho vissuto a Siena, Strasburgo, Milano, Pavia, Genova e Barcellona.
Se un giorno dovessi stancarmi di guadagnarmi da vivere con la scrittura, potrei dedicarmi alla consulenza in tema traslochi: ne ho affrontati 15, e forse presto ne rifarò un altro.
E no, traslocare non mi diverte, ma adoro quello che viene dopo.
L’adrenalina del posto nuovo, le abitudini che hanno bisogno di tempo per ricrearsi, la scoperta di nuove tradizioni casalinghe e cittadine.
Voltare pagina, iniziare daccapo in un posto nuovo mi ha sempre affascinato.
È come con la scrittura. Hai presente la soddisfazione di quando metti un punto e puoi dichiarare conclusa la pagina? Così.
Quello che viene dopo è ancora da scrivere e non vedo l’ora di leggerlo.
Per ora vivo a Barcellona, ma non sono sicura che sarà per sempre.
Ha ancora senso raccontarsi su un blog?
Io non ci credo, a questa cosa che i blog sono morti, soppiantati dalle nuove forme di scrittura sui social media.
Perché mai non potrebbero convivere?
Se stai leggendo questo post, forse anche tu sei una di quelle persone che ama trovare il valore nelle pagine lunghe, le somiglianze nei racconti altrui, la condivisione di esperienze.
Mi affido ai blog ogni volta che ho bisogno di imparare qualcosa di nuovo. Salvo i post fra i miei preferiti per tornarci in un secondo momento, è sui blog che faccio la gran parte delle mie letture online, sia per piacere che per lavoro.
Sì, per me ha ancora senso raccontarsi su un blog. Rivendico così la proprietà unica dei miei pensieri come contrappeso ai contenuti che cedo (volontariamente) alle piattaforme social.
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Per scoprire cosa faccio nella mia vita professionale, puoi leggere la pagina Chi Sono di questo sito.
Ciao Alice, in un mio post recente su Instagram ho scritto: “Poco importa che si dica che i blog sono morti, che nessuno legge più, che le parole non sono così essenziali come sembra. Io nel blog (e qui su IG) ci metto tutto l’essenziale e il superfluo di cui ho bisogno, come fosse una ‘raccolta di sorrisi e pensieri’, e questo in giorni così mi basta a sentirmi grata di avere una casa virtuale di cui prendermi cura quando voglio prendermi cura di me stessa”.
Ecco, se i blog non esistessero ne sentirei sicuramente la mancanza e la necessità. È grazie ai blog che compio le mie migliori scoperte, che vado a fondo, che osservo quanta bravura e voglia di raccontarsi esistono attorno a me. È grazie al blog che ho incontrato te anni fa nel corso delle mie navigazioni in rete aperta ed è sempre grazie a lui se posso leggerti ancora e riconoscermi: il nome del tuo blog ‘alicetrentaequalcosa’ e quello che avevo letto sono rimasti talmente impressi nella mente da essere felice di averti ritrovata anche su Instagram poco tempo fa.
Quindi sì, continua e continuiamo a raccontarci sul blog, perché io non voglio affatto smettere di leggere, leggerti e leggermi dentro.