Scegliere parole inclusive non sempre è sufficiente. Anche le immagini che accompagnano i nostri contenuti dovrebbero basarsi sugli stessi valori di inclusione e rispetto delle differenze che promuoviamo a parole.
Perché? Riadattando ciò che ho scritto tempo fa a proposito del linguaggio inclusivo:
Ciò che non rappresentiamo non esiste.
Ciò che rappresentiamo male, rimane incastrato tra le grate del pregiudizio.
Anche le immagini, dunque, parlano. Comunicano rispetto e considerazione per le persone, per le loro esperienze individuali e per le loro differenze.
Però dove possiamo trovare questo tipo di immagini, se non abbiamo possibilità di crearle da noi?
Il web ci viene in aiuto. Da qualche anno stanno nascendo siti web di immagini stock, gratuite, royalty free e a pagamento, che rappresentano la diversità umana a tutto tondo.
In questo articolo ti indico i siti web in cui scaricare foto di stock capaci di rendere i contenuti più inclusivi, diversi e rappresentativi della realtà.
Perché cercare foto stock più inclusive per i nostri contenuti: qualche dato.
Scegliere immagini che non rispettano le diverse identità, culture, tonalità della pelle e forme che il corpo umano può assumere, rischia di mandare un messaggio molto chiaro: il rifiuto inconscio di specifici gruppi di persone.
Un rifiuto che può avere ricadute serie anche sugli affari e sulla reputazione di un brand.
Ecco qualche numero per allargare il contesto:
- Secondo gli ultimi dati della Banca Mondiale, il 15% della popolazione mondiale (cioè più di 1 miliardo) sperimenta una qualche forma di disabilità. Di queste, solo 1 persona su 10 ha accesso ai prodotti e servizi che permettono loro di vivere una vita indipendente, produttiva e dignitosa.
A livello globale, le attività di marketing rivolte alle persone disabili e ai loro vincoli più stretti, raggiungerebbero oltre 3 miliardi di potenziali clienti: tutte queste persone controllano un reddito annuo disponibile incrementale di circa 13 trilioni di dollari. - Secondo una ricerca del 2023 condotta da ISPSOS, il 9% della popolazione italiana tra i 16 e i 74 anni si identifica come LGBTQ+. È un dato in linea con la media dei 30 Paesi inclusi nel report. In più, il 47% delle persone intervistate afferma di avere nella sue rete familiare, di amicizia o di lavoro, una persona lesbica/gay/bisessuale/transgender.
- Secondo uno studio di giugno 2020 condotto da Microsoft Advertising, un annuncio pubblicitario inclusivo porta a un aumento di 23 punti nell’intento di acquisto, indipendentemente dal fatto che la persona che ha visto l’annuncio fosse o meno rappresentata sullo schermo.
Già questi numeri ci fanno capire come rappresentare e comunicare la diversità umana abbia un ritorno non solo in termini di benessere sociale ma anche economico.
Dove trovare banche immagini con foto inclusive e rappresentative della diversità umana
Corredare i nostri contenuti di immagini inclusive, che rappresentino la diversità del nostro pubblico di riferimento, non sempre è facile.
A meno che non lavoriamo in una grande azienda con un folto team creativo a nostra disposizione, difficilmente riusciremo ad accedere ad archivi fotografici creati ad hoc per i nostri contenuti.
(E ora, concedimelo, la frecciatina va a quelle grandi aziende che investono migliaia euro in campagne marketing con grandi effetti speciali ma poca, pochissima rappresentazione e diversità).
Ed è qui che entrano in scena le banche immagini.
Il problema dei classici siti di foto stock
Le foto stock, nella maggior parte dei casi, non vanno al di là di quello che il loro nome preannuncia: sono foto scattate in serie, spesso banali e stereotipate.
Non sai quante volte ho scartabellato i risultati di Google sperando di trovare foto con licenza Creative Commons che rappresentassero persone con diverse tonalità di pelle o persone con disabilità senza cadere in stereotipi razzisti o abilisti.
Un tempo, spulciare le più famose banche immagini con foto stock gratuite, come Pexels, Unsplash o Pixabay, alla ricerca di rappresentazioni diverse e non stereotipate era quasi un terno al lotto.
Oggi, tre anni dopo dalla prima stesura di questo articolo, le cose stanno cambiando, e questa è un’ottima notizia.
Qualche esempio?
Quando scrivo contenuti per aziende del settore tech, mi capita di cercare immagini che richiamino il mondo delle startup, dell’informatica o del design.
Nel 2021, atterrare sulla homepage di StartupStockPhotos significava vedere questo scenario dove imperava il bianco, sia quello delle lavagne che delle persone raffigurate (quasi tutte con espressione di genere maschile):
Oggi, sullo stesso sito, l’impatto è leggermente diverso. Il protagonista delle prime foto della pagina è questo ragazzo con la barba e la camicia a quadri (che paiono ancora elementi di default per rappresentare chi lavora nelle startup?):
Scrollando un po’ trovo un cambio di scenario: un ragazzo afrodiscendente alla scrivania, le mani di una ragazza nera e il volto di una ragazza bianca e bionda.
Sempre nel 2021, la ricerca di immagini per la generica parola chiave “business” restituiva uno scenario desolante:
Le protagoniste erano quasi sempre bianche, soprattutto uomini, senza alcuna disabilità, che sedevano di fronte ai loro Mac in uffici immacolati o si aggiustavano cravatte, sfoggiando eleganti orologi da polso: lo stereotipo della vita d’impresa è servito.
Dove sono tutte le altre persone?, mi chiedevo.
Le persone con disabilità, le persone afrodiscendenti, quelle di origine asiatica, sudamericana, gli uomini e le donne trans, o le persone vestite con uno stile meno… cliché?
La stessa ricerca su Unsplash, oggi, a fine 2024, mi fa respirare un pelino meglio: persone di genere, abiti e tonalità della pelle diverse, che lavorano dall’ufficio ma anche dal salotto di casa o da una caffetteria.
Il mondo cambia e con lui (anche se più lentamente) le immagini con cui tendiamo a raccontarlo:
Lo scopo delle banche immagini dovrebbe essere quello di rappresentare la realtà eterogenea e variegata delle nostre vite, dove la diversità tra le persone è palpabile, concreta, sotto i nostri occhi. Una realtà in cui le nostre pelli, i nostri capelli, i nostri tatuaggi o i nostri vestiti sono parte fondante della nostra espressione di genere, delle nostre origini etniche o del nostro credo di religioso.
Come possiamo scrivere contenuti davvero più inclusivi se poi non li accompagniamo con immagini che sfuggano agli stereotipi?
Le cose stanno cambiando, ma c’è ancora una bella strada da fare. E visto che spesso le immagini dei siti di foto stock possono reiterare stereotipi di genere, abilisti o razzisti, vanno scelte con molta, molta, cautela.
Per farlo, bisogna anche conoscere i siti giusti in cui cercarle.
Siti web da cui scaricare foto stock più inclusive
Questa è una lista di siti che offrono banche immagini diverse dai soliti cliché e molto più rappresentative del mondo intorno a noi.
Ho incluso per primi i siti che offrono immagini con licenza Creative Commons, quindi utilizzabili gratuitamente con attribuzione. Trovi poi alcuni siti freemium, con una collezione gratuita ridotta, e due siti a pagamento.
Mi piacerebbe allungare la lista il più possibile, quindi spero di poterla integrare con nuovi nomi al più presto (e se conosci altri siti che varrebbe la pena citare qui, fammelo sapere!):
1. Disabled and here (gratis)
Disabled and here è un progetto fotografico e di reportage che rappresenta persone disabili nere, indigene e di diverse etnie (BIPOC) che vivono nel Nord-ovest Pacifico. Oltre a vederle nelle loro attività quotidiane, possiamo conoscerne le storie grazie alla sezione delle interviste.
Lo scopo di Disabled and here è quello di uscire dalle rappresentazioni mediatiche della disabilità che tendono a essere unidimensionali, spesso concentrate su bambini e persone anziane, e impregnate di pietismo o apologia dell’ispirazione.
Ogni foto è accompagnata anche da qualche riga sulle buone pratiche di utilizzo delle immagini (la traduzione è mia):
«Vi chiediamo di usare queste fotografie con premura. Quando scrivete le didascalie alle foto, preferiamo un linguaggio identity-first (es. “persona disabile”), piuttosto che person-first (es. “persona con disabilità”).»
2. The Gender Spectrum Collection (gratis)
The Gender Spectrum Collection è una raccolta di foto stock creata da Vice Media che rappresenta persone trans, non binarie e queer, superando i cliché che pesano su di loro.
La collezione mira ad aiutare i media a rappresentare meglio chi fa parte di queste comunità come persone non per forza definite dalle loro identità di genere: persone con una carriera, relazioni, talenti, passioni, impegnate nelle loro vite quotidiane.
Le linee guida che il team di Vice aveva scritto al lancio del progetto nel 2019 – ora non più disponibili – contenevano anche questo consiglio su come usare le immagini per sfuggire ai soliti cliché (la traduzione è mia):
«Le immagini di persone trans e non binarie possono essere usate per illustrare qualsiasi argomento, non solo storie legate direttamente a quelle comunità. Scegliete queste foto anche per trattare tematiche come la bellezza, il lavoro, l’educazione, le relazioni o il benessere. L’inclusione di persone transgender e non-binarie in storie che non riguardano esplicitamente l’identità di genere rappresenta in modo più accurato il mondo in cui viviamo oggi.»
3. nappy (gratis)
nappy è un progetto nato dalle menti del team di Shade, un’agenzia di influencer marketing che mette in contatto brand e aziende con creator BIPOC.
Le foto hanno tutte licenza Creative Commons e si possono scaricare gratuitamente anche da siti di foto stock come Unsplash e Pexels. Gli scatti rappresentano persone nere alla prese con varie attività quotidiane e sono organizzati per temi tra cui: cibo, persone, luoghi, viaggi e lavoro.
Il team di nappy descrive così l’impulso che ha portato al lancio del progetto (la traduzione è mia):
«Digitando la parola “caffè” su Unsplash, raramente compare una tazza di caffè tenuta da mani di persone nere. Lo stesso succede digitando termini come “computer” o “viaggio”. Magari si trovano un’immagine o due, ma sono più rare. Eppure anche le persone nere bevono il caffè, usano il computer, e di certo amano viaggiare.»
4. WOCinTech Chat (gratis)
WOCinTech Chat è un progetto statunitense, un archivio di foto di donne BIPOC che lavorano in ambito tech, ritratte in situazioni quotidiane di vita professionale.
L’archivio originale di tutte le immagini del progetto si trova su Flickr, ma puoi trovarle categorizzate per parole chiave anche su Unsplash, Pexels, Buffer. Tutte le foto sono scaricabili liberamente e hanno licenza Creative Commons Attribution.
Il blog WOCinTech Chat spiega come è nato il progetto e quali sono le aspettative del team a riguardo:
«La nostra richiesta? Che usiate queste foto per mostrare una rappresentazione diversa di tutte le donne nella tech. Che usiate queste immagini in articoli che parlano di imprenditoria, di ingegneria del software, di professionisti della sicurezza delle informazioni, di analisti IT, di marketer, e delle altre persone che compongono l’ecosistema tecnologico.
Proprio come le donne bianche sono state “la donna” di default nella tecnologia e nella società statunitense nel suo complesso, crediamo che la definizione di ciò che significa – e che può significare – lavorare nel tech nel 21° secolo possa beneficiare di questo cambio di paradigma.»
5. Age Without Limits (gratis)
Age Without Limits è la prima la libreria gratuita che mostra immagini positive e realistiche di persone ultracinquantenni e che mira a contrastare l’ageismo.
Si tratta di un’iniziative del Centre for Ageing Better, un ente di beneficenza inglese che ha tra i suoi obiettivi quello di rendere i luoghi di lavoro, le abitazioni e le comunità più inclusive nei confronti delle persone di età alta. Il Centro ha anche lanciato un movimento age-friendly per sensibilizzare la società su una nuova visione dell’invecchiamento, più positivo e realistico.
Le foto di Age Without Limits rappresentano l’invecchiamento senza incappare nei soliti cliché, sfidando così gli stereotipi che infantilizzano o sminuiscono le persone di età alta. La libreria contiene oltre 3.000 immagini gratuite e viene aggiornata regolarmente.
Nel sito del progetto c’è anche un bel vademecum per scattare foto rispettose dell’età delle persone più grandi.
6. Natural Women Collection by Canva (gratuito)
La Natural Women Collection di Canva è una banca immagini di fotografie stock che ritraggono le donne nella loro naturale quotidianità come amiche, lavoratrici, madri, sorelle, colleghe, sportive, e non modelle photoshoppate.
La collezione vuole evidenziare la bellezza nella sua varietà e include foto di donne con sindrome di Down o altre disabilità, donne sopravvissute al cancro, donne con corpi grassi, tutte impegnate in attività quotidiane e naturali.
Trovo belli e originali, nella loro semplicità, anche gli scenari delle foto che spaziano dai parchi al divano di casa, passando per piazze, sale da bowling, matrimoni queer e palestre.
7. Library Tutti by Fastweb (gratis)
Library Tutti è una raccolta di foto scattate con il personale dell’azienda Fastweb in varie regioni italiane.
Le immagini rappresentano in modo realistico persone al lavoro in situazioni quotidiane della vita d’ufficio: durante le riunioni, nei momenti di lavoro collaborativo o in quelli di pausa e relax (che sì, possono esistere anche quando si lavora in ufficio!).
8. CreateHER (freemium)
CreateHER è la piattaforma di foto di stock freemium creata da Neosha Gardner nel 2015. La libreria fotografica si concentra sulla rappresentazione di donne nere in diversi contesti, dalla vita in ufficio allo sport, dalla moda alle relazioni.
Nella pagina introduttiva del progetto, Neosha Gardner ricorda di aver sentito il bisogno di creare un archivio di foto stock di donne nere perché si era resa conto di vedere pochissime persone come lei in giro per il web.
Quasi tutte le foto di CreateHER sono a pagamento, ma il sito mette a disposizione un link per scaricare un archivio di foto stock gratis: ce ne sono più di 180 e risalgono al 2021. Anche le foto della homepage si possono scaricare gratuitamente, ma hanno una bassa risoluzione.
9. TONL (a pagamento)
TONL è una libreria di foto stock a pagamento che vuole trasformare l’idea della fotografia di stock mostrando immagini di persone e storie diverse per provenienza, cultura ed etnia.
Gli archivi di TONL sono molto ricchi e categorizzati in tantissime sezioni diverse: viaggi, famiglie, infanzia, tradizioni, moda o vita di tutti i giorni. Il menu del sito permette, per ogni categoria, di selezionare le foto di persone appartenenti a background etnici diversi.
Una parte del sito di TONL è dedicata alle narrative dietro le immagini: le persone protagoniste delle foto raccontano il contesto, chi sono e in che modo rappresentano la loro comunità.
C’è per esempio un articolo molto bello, Dismantling Stereotypes of Indigenous People, scritto Jenjira Milan, fotografa di origine nativa americana, che dice (la traduzione è mia):
«Facciamo un rapido esperimento. Cercate su Google “madre e figlio nativi americani” e prendete nota delle immagini che compaiono nel vostro browser. […] Mentre le immagini dei media ci limitano a caratterizzazioni false e obsolete, noi [ndt. persone native del Nordamerica] siamo mediche, assistenti sociali, educatrici e molto altro. Lavoriamo, viviamo e giochiamo in città degli Stati Uniti che sono la nostra patria ancestrale. Le nostre storie dovrebbero riflettere chi siamo veramente e riconoscere i nostri punti di forza e la resistenza a cui siamo state capaci di attingere per superare le sfide sociali e politiche.»
10. Body Liberation Photos (a pagamento)
Body Liberation Photos è il progetto di Lindley Ashline, fotografa statunitense e attivista per la fat acceptance.
I suoi scatti rappresentano soprattutto persone che si identificano come grasse o plus-size, persone BIPOC e/o appartenenti alla comunità LGBTQIAP+.
Nella sua newsletter, Lindley Ashline descrive così il suo lavoro:
«Fotografo e parlo delle persone grasse perché la loro rappresentazione è vitale per ottenere la liberazione del corpo grasso. I miei principi ruotano intorno alla positività del corpo, all’accettazione dei corpi grassi, del movimento Health at Every Size (HAES), dell’alimentazione intuitiva e della liberazione del corpo di ogni essere umano su questo pianeta.»
La foto di copertina di questo articolo viene proprio dalla banca immagini stock di Body Liberation Photo. 🙂
11. Fotonica (a pagamento)
Fotonica è la banca immagini di Comunicattive, agenzia di comunicazione bolognese specializzata in comunicazione di temi sociali in ottica femminista.
Qui trovi un ricco stock di foto, illustrazioni e icone grafiche che hanno per protagoniste persone della comunità LGBTQIA+ e persone con disabilità: un vero sguardo plurale sul mondo, una banca immagini che mancava in Italia.
Le immagini sono pensate per siti di informazione, agenzie pubblicitarie, realtà che curano campagne sociali, e sono tutte a pagamento.
Se ti occupi di fotografia o illustrazione, puoi anche vendere le tue foto al progetto Fotonica.
Conosci altri siti web che distribuiscono foto di stock inclusive e rispettose della diversità?
Segnalale pure nei commenti e le aggiungerò alla lista: grazie!
Eleonora dice
Bellissime foto, e bellissimo messaggio
Grazie per lo splendido lavoro che hai fatto.
Alice dice
Grazie, Eleonora!
Cecilia Nesti dice
Grazie Alice. Tutto molto interessante e anche piuttosto originale. Un modo un po’ diverso di guardare al mondo della disabilità e di tutto quello che è diverso dagli stereotipi.
Complimenti per l’articolo completo ma anche semplice da leggere per tutti.
Alice dice
Grazie Cecilia 🙂 Credo sia importante guardare con nuove lenti il mondo che ci circonda per liberarlo dagli stereotipi.
Danilo dice
Brava, argomento giusto da trattare che nella frenesia dei nostri lavori digitali si tralascia o per lo meno io ho tralasciato perchè facente parte della comunità di eletti quindi è una problematica che non mi tocca direttamente. Ho letto tutto quanto hai scritto e mi capita non spesso…questo perchè mi hai incuriosito nel discorso che volevi portare avanti.
Adoro: Eppure anche le persone nere bevono il caffè, usano il computer, e di certo amano viaggiare. “Chapeau”!
Alice dice
Grazie Danilo. Non userei il termine “eletti”, ma di sicuro è importante renderci conto di quanto il nostro privilegio di persone nate (per puro caso!) abili e con la pelle bianca offuschi il nostro giudizio e la nostra considerazione di una bella fetta di realtà.
Serena dice
Ciao Alice, grazie per aver condiviso queste risorse e in generale per aver affrontato questa tematica. Mi ha colpito molto la linea guida di Disabled and here, che consiglia il linguaggio identity-first (persona disabile) rispetto al person-first (persona con disabilità). In Italia mi sono trovata nella situazione esattamente opposta: mi è stato consigliato di usare l’espressione “persona con diabete” anziché “persona diabetica”, sia da diabetologi che da persone che vivono questa condizione, per evitare che sia quella a definire la persona. Preciso che non si trattava di un contesto lavorativo o di descrizione di immagini, ma di situazioni di vita reale, di dialogo e percorsi di medicina narrativa tra persone coinvolte a vario titolo dal tema diabete: diabetologi, pazienti, familiari dei pazienti. Sai dirmi di più? Grazie!
Alice dice
Ciao Serena, grazie per il tuo messaggio.
Il tema del linguaggio person-first vs identity-first merita un approfondimento tutto suo, spero di pubblicare presto un articolo a riguardo.
Quello che posso dirti in poche righe è che nessuno dei due approcci è sbagliato; la priorità va data a quello che le persone interessate vogliono usare per sé. L’esempio del collettivo Disabled and here è emblematico: loro preferiscono definirsi con il linguaggio identity-first per dare risalto alla loro identità di persone disabili nel contesto del progetto fotografico (e presumbilmente anche nella loro vita personale, ma non possiamo dedurlo con estrema certezza). Questa scelta non è anomala, anzi, è sempre più frequente e di sicuro scardina alcuni dei tabù innati che ci portano a edulcorare il linguaggio legato alla disabilità, pensando che così risulti meno offensivo. Per tornare alla tua esperienza, se le persone con diabete che hai conosciuto hanno scelto un linguaggio person-first, significa che quello è il modo in cui preferiscono parlare di sé e includere la loro condizione. Non è detto che questo valga per tutte le persone con diabete in Italia, onestamente non conosco a fondo il tema per poterlo confermare: però, come sempre quando ascoltiamo le persone parlare della propria identità, possiamo solo prenderne atto e rispettare la definizione che hanno scelto per se stesse.
Lascio qui il link a un articolo sul tema scritto da Sofia Righetti e Marina Cuollo: https://www.bossy.it/abilismo-linguaggio-termini-disabilita.html
Serena dice
Grazie a te Alice per la risposta e per l’articolo che hai linkato. Realizzo solo ora che non c’è una regola che vada bene per tutte le situazioni, piuttosto una direzione, una finalità, in base alla quale un’espressione è più appropriata di altre; non l’avevo mai ragionata così. Spunti di riflessione super interessanti!
Alice dice
Grazie! Aggiungo una cosa che nel precedente commento ho omesso: quando siamo noi a dover scrivere dei testi per parlare di un determinato gruppo di persone, è preferibile usare il person-first (come d’altronde faccio anche io nel mio blog, per esempio). A seconda dei casi, poi, possiamo passare all’identity-first se ci riferiamo a un collettivo che preferisce usare quell’approccio al linguaggio. 🙂